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Appuntamenti della Comunità

Adorare è

L’Eucaristia non è un oggetto prezioso o una cosa importante, ma una Persona: è la seconda Persona della SS. ma Trinità, e perciò è Dio esattamente come il Padre e lo Spirito Santo. Ai santi e alla Madonna si offre il culto di semplice venerazione; a Dio si dà il culto di adorazione, che consiste nel riconoscere la sua eccelsa dignità divina. Quindi Gesù uomo e Dio va adorato. Ed è adorato assieme alla schiera degli angeli e dei santi che invisibilmente ma realmente lo circondano: nel Tabernacolo è racchiuso tutto il Paradiso! Riconosciamo Gesù come Signore compiendo un gesto di particolare rispetto che è la genuflessione, accompagnata possibilmente dalle parole: «Ti adoro, Gesù, mio Signore e mio Dio!».

... riconoscere in Gesù un amico attento e fedele

Quando adoriamo l’Eucaristia noi riconosciamo la suprema dignità della Persona di Gesù. Nella Messa, cioè nel «Gloria», noi acclamiamo giubilanti: «Tu solo il Santo, Tu solo il Signore, Tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con non lo Spirito Santo nella gloria di Dio Padre!». Riconosciamo tutto ciò non in modo distaccato o teorico. Noi crediamo che Gesù è presente non per ricevere omaggi e riconoscimenti; è presente e ci invita ad accostarci a Lui, in un clima stupendo di amore, di confidenza, di vera e profonda amicizia. Egli ha scelto di vivere in mezzo a noi per essere il dolce e amorevole compagno di viaggio, il sincero confidente nelle necessità di ogni giorno, punto di riferimento nelle decisioni difficili, l’amico attento e fedele che mai ci abbandonerà. Quanta speranza e gioia infondono in noi le parole di un amico così bravo: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (Matteo 11, 28). Gesù conosce molto bene le nostre fatiche, le nostre paure e delusioni, e allora ci invita a sé per poterci dare quella forza che altrove non troveremmo mai.

... lasciarsi amare

Noi siamo tanto restii a credere all’amore degli uomini e ancor più all’amore di Dio! È proprio questo il nostro grande peccato: quello di non credere che ognuno di noi è conosciuto e amato da Dio! Spesso ragioniamo così: «Come può Dio occuparsi di me?». «Quale vantaggio gli può derivare?». «Che interesse può avere nell’ascoltarmi, nell’invitarmi, nell’attendermi davanti al Tabernacolo?». E dimentichiamo che la rivelazione fondamentale del Vangelo è l’amore di Dio per tutti gli uomini e per ogni singolo uomo, nella persona di Gesù. Un amore grande, infinito, gratuito, eterno, personale. Un amore che tocca ogni singola persona e interessa tutti gli aspetti, anche quelli più intimi e insignificanti. Ci rassicura Gesù: «Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati» (Luca 12, 17).
È necessario lasciarsi amare, accettare di essere l’oggetto di tanta attenzione senza nostro merito; Dio ci ama non perché noi siamo buoni, ma perché lui è buono e ha scelto di riversare questo amore incredibile proprio su di noi, su tutti e su ciascuno!

... fargli posto nel nostro cuore

Davanti al Tabernacolo, pensando che siamo oggetto di un’attenzione e di un amore tutto personale, viene spontaneo rivolgere a Gesù Eucaristia queste parole: «Anch’io ti amo. Anch’io voglio ricambiare in qualche modo il tuo amore. Anch’io voglio darti fiducia. Anch’io voglio farti spazio nel mio cuore!». Così l’adorazione diventa uno scambio .seppure sproporzionato - di doni, un dialogo fra due amici che si cercano e si confidano, impegnati a cercare le forme migliori per esternare i propri sentimenti. Allora possiamo ripetere anche noi l’esperienza di Mosè e dei discepoli: dimentichiamo le distanze tra noi e Lui e sentiamo la gioia di parlare con Gesù «come un uomo parla a un altro uomo».

... leggere i fatti della nostra vita ripercorrendo la sua

Non è un’illusione questo Gesù che adoriamo. Egli è vissuto di questa terra condividendo in tutto, eccetto il peccato, la nostra esistenza fatta di incontri e scontri, di gioie e di dolori, di amori e di tradimenti, di dolcezza e di amarezza, di salute e di malattia, di amore e di morte. Gesù nell’Eucaristia è così vicino, così comprensivo! Non c’è lacrima o prova; non c’è problema o difficoltà, non c’è gioia che egli non abbia provato prima di noi e confidandogli le nostre difficoltà: da lui otteniamo conforto, aiuto, pace, speranza e tanta pace. Quante conversazioni inutili, quante telefonate-fiume per sfogarci o magari per giustificarci! Se impariamo a dialogare con Gesù Eucaristia non avremo più bisogno di queste cose futili e addirittura nocive.

Il contadino di Ars

Un parrocchiano, umile contadino d’Ars, trascorreva un’ora al giorno davanti al Tabernacolo. Il Santo Curato ne restò molto colpito e gli chiese: «Che fai e che dici a Gesù nel tanto tempo che trascorri con lui?». «Nulla - rispose -: semplicemente io guardo lui e lui guarda me, e siamo ambedue felici!». Questa è la «contemplazione». Questo umile contadino, senza tanta cultura, aveva capito che Dio ama tutti e ciascuno con un amore personale e immediato e che davanti a lui non sono necessarie molte parole e molti ragionamenti complicati. Questa è l’adorazione eucaristica: tener compagnia a Gesù, sostenere il suo sguardo, dare a lui la possibilità e la gioia di contemplare ciascuno di noi con rispetto, amore, interesse. A chi obietta che l’adorazione è una perdita di tempo, un guardare senza vedere né sentire nulla potremmo rispondere così: Gesù sa bene che potremmo andare a fare cento altre cose buone invece di rimanere lì con lui, ma sa anche quanto ci giova il nostro «perdere tempo» se stiamo con lui! Quando non riusciamo a pregare con l’anima, possiamo sempre pregare con il nostro corpo, lasciandolo «a sua disposizione»: egli ama tantissimo tutta la nostra persona, quindi anche il nostro corpo, destinato come il suo alla futura resurrezione gloriosa.

Il Culto Eucaristico nella Storia

Nella storia bimillenaria della Chiesa si sono succedute varie espressioni del culto verso la Santissima Eucaristia.
Eccole:

Elevazione prolungata dell’Ostia consacrata.

Verso la fine del 1° Millennio è venuta progressivamente a mancare la partecipazione viva e sentita dei fedeli alla comunione eucaristica Si è sentito allora il bisogno di prolungare l’elevazione dell’Ostia appena consacrata per soddisfare il desiderio di adorazione da parte dei fedeli che assistevano alla celebrazione. Questa elevazione prolungata era considerata quasi una comunione e l’apice della celebrazione stessa. Allo stesso periodo deriva risale anche l’uso della genuflessione dinanzi al Santissimo, invece dell’inchino, quasi a intensificare l’espressione esteriore della propria devozione eucaristica.

Esposizione. Benedizione eucaristica. Processione.

La particolare presenza di Cristo nell’Eucaristia, di cui i fedeli hanno sempre maggiore consapevolezza, e il desiderio di adorare l’Eucaristia hanno dato origine a diverse altre forme di culto eucaristico. Certamente è stata la nuova festa del Corpus Domini del 1264 a divulgare l’uso dell’esposizione dell’Ostia e a portarla processionalmente e solennemente per le vie cittadine. Così i fedeli gioivano nel poterla contemplare, starle vicini e gustare la sua presenza. Si è poi pensato di aggiungere all’esposizione e processione anche la benedizione con un segno di croce tracciato dal sacerdote col Santissimo.

Tabernacolo e lampada. Quarantore. Confraternite.

Il desiderio sempre più intenso di adorare Gesù «sacramentato», di potergli restare sempre dinanzi in preghiera e contemplazione indusse i pastori a conservare l’Ostia non più in un posto riservato, ma in un tabernacolo sempre più ricco, posto al centro dell’altare maggiore, affiancato da una lampada accesa per indicarne la presenza; questo a partire dal secolo XVI. Allo stesso periodo risale l’uso di prendere la Comunione restando in ginocchio presso la balaustra. In questo clima di zelo e fervore eucaristici è nata la pratica delle Quarantore di adorazione, approvata da Paolo III nel 1537, poi diffusasi in tutta la Chiesa. Hanno poi acquistato nuova vitalità le Confraternite del Santissimo Sacramento, sorte nel sec. XIII e dedite all’incremento del culto eucaristico e a garantire il decoro.

Visita al Santissimo. Adorazione perpetua. Comunione spirituale.

Tra i consacrati e i cristiani più spiritualmente impegnati si è poi diffusa la pratica devota della visita al Santissimo o adorazione e contemplazione personale, privata, quale «prova di gratitudine, segno di amore e debito di riconoscenza a Cristo Signore, là presente» (San Pio X); impegno che in alcune congregazioni religiose e movimenti di spiritualità laicali ha assunto il carattere di adorazione perpetua. La Comunione spirituale intesa come comunione di desiderio è un’ulteriore espressione della devozione eucaristica. Essa è stata particolarmente apprezzata dal popolo di Dio, e perciò molto praticata da ormai due Secoli. Ovviamente essa non è un surrogato di comodo della comunione sacramentale, ma una preziosa opportunità offerta dalla Chiesa ai suoi figli per intensificare la vita spirituale ed eucaristica.

Dal Manuale delle Indulgenze Adorazione del SS. Sacramento

Si concede l’indulgenza parziale al fedele che visita il SS. Sacramento; l’indulgenza è invece plenaria se rimane in adorazione almeno per mezz’ora.